Sala Consilina

L'abitato attuale di Sala Consilina si sovrappone a diversi nuclei di necropoli, utilizzati senza soluzione di continuità dal IX secolo a.C. alla seconda metà del V secolo a.C.
Sala Consilina sorse verosimilmente nell'alto Medioevo (VII-VIII secolo d.C.), allorquando un nucleo di Longobardi si stabilì sul suo territorio con probabili finalità militari, creandovi una struttura fortificata (il castrum, o castello) e anche una residenza signorile (una curtis o un palazzo, o una sala). Una fisionomia meglio definita l’assunse dopo l’anno Mille e, precisamente, durante la dominazione Normanna (XI-XII secolo), periodo a cui risalirebbe la fondazione di alcune chiese cittadine, come quelle di San Leone IX, Santo Stefano e Santo Eustachio. L'importanza di Sala crebbe gradualmente: durante il Regno Svevo, intorno al 1230, Federico II dispose un restauro del suo castello, al fine di garantire una migliore difesa territoriale. Lo stesso sovrano, però, alcuni anni più tardi, nel 1246, a causa di una congiura ordita dai Sanseverino e da altri baroni del Regno, cinse d'assedio Sala, espugnandovi la roccaforte e apportando una prima grave distruzione. Ripresasi durante l'età angioina e aragonese, Sala subì un'altra distruzione a fine XV secolo, allorquando gli aragonesi assediarono il castello, radendolo definitivamente al suolo e arrecando pesanti danni all'insediamento, agli edifici pubblici e privati, distruggendo deliberatamente la documentazione e ogni altra testimonianza monumentale della famiglia baronale ribelle. Il ‘500 fu, invece, un secolo di generale ripresa demografica, di cui beneficiò anche Sala. Intorno alla metà del XVII secolo, la situazione degenerò nuovamente, questa volta, però, il flagello che si abbatté su tutto il Mezzogiorno fu la peste del 1656: anche Sala fu decimata dall'epidemia, riportando conseguenze pesanti sulla sua struttura demografica, economica e sociale. La ripresa, tuttavia, sopraggiunge con il ‘700: le migliorate condizioni, un più stabile assetto demografico, sullo sfondo della ritrovata autonomia politica del Regno sotto la dinastia borbonica, furono alla base dello sviluppo urbanistico di Sala. L'edilizia privata e quella ecclesiastica dell'epoca ben riflettono questa favorevole congiuntura: significativi a tal proposito sono i palazzi gentilizi delle famiglie Bove, Grammatico e Acciari; la Grancia di San Lorenzo, le cappelle gentilizie degli stessi Acciari e dei Bigotti, mentre tra le chiese va segnalata soprattutto quella di Santo Stefano protomartire. Nel 1800 si pongono le basi per le trasformazioni più importanti che segneranno le vicende cittadine: Sala, pur conservando le sue caratteristiche originarie di centro agricolo, andrà assumendo gradualmente importanza come sede amministrativa, propendendo sempre più per quelle attività economiche e commerciali che, tuttora, la caratterizzano nel Vallo di Diano.

Tratto dalla guida "Viaggio tra le Meraviglie della Campania" - Annangelo Sacco Editore"

L'abitato attuale di Sala Consilina si sovrappone a diversi nuclei di necropoli, utilizzati senza soluzione di continuità dal IX secolo a.C. alla seconda metà del V secolo a.C.
Sala Consilina sorse verosimilmente nell'alto Medioevo (VII-VIII secolo d.C.), allorquando un nucleo di Longobardi si stabilì sul suo territorio con probabili finalità militari, creandovi una struttura fortificata (il castrum, o castello) e anche una residenza signorile (una curtis o un palazzo, o una sala). Una fisionomia meglio definita l’assunse dopo l’anno Mille e, precisamente, durante la dominazione Normanna (XI-XII secolo), periodo a cui risalirebbe la fondazione di alcune chiese cittadine, come quelle di San Leone IX, Santo Stefano e Santo Eustachio. L'importanza di Sala crebbe gradualmente: durante il Regno Svevo, intorno al 1230, Federico II dispose un restauro del suo castello, al fine di garantire una migliore difesa territoriale. Lo stesso sovrano, però, alcuni anni più tardi, nel 1246, a causa di una congiura ordita dai Sanseverino e da altri baroni del Regno, cinse d'assedio Sala, espugnandovi la roccaforte e apportando una prima grave distruzione. Ripresasi durante l'età angioina e aragonese, Sala subì un'altra distruzione a fine XV secolo, allorquando gli aragonesi assediarono il castello, radendolo definitivamente al suolo e arrecando pesanti danni all'insediamento, agli edifici pubblici e privati, distruggendo deliberatamente la documentazione e ogni altra testimonianza monumentale della famiglia baronale ribelle. Il ‘500 fu, invece, un secolo di generale ripresa demografica, di cui beneficiò anche Sala. Intorno alla metà del XVII secolo, la situazione degenerò nuovamente, questa volta, però, il flagello che si abbatté su tutto il Mezzogiorno fu la peste del 1656: anche Sala fu decimata dall'epidemia, riportando conseguenze pesanti sulla sua struttura demografica, economica e sociale. La ripresa, tuttavia, sopraggiunge con il ‘700: le migliorate condizioni, un più stabile assetto demografico, sullo sfondo della ritrovata autonomia politica del Regno sotto la dinastia borbonica, furono alla base dello sviluppo urbanistico di Sala. L'edilizia privata e quella ecclesiastica dell'epoca ben riflettono questa favorevole congiuntura: significativi a tal proposito sono i palazzi gentilizi delle famiglie Bove, Grammatico e Acciari; la Grancia di San Lorenzo, le cappelle gentilizie degli stessi Acciari e dei Bigotti, mentre tra le chiese va segnalata soprattutto quella di Santo Stefano protomartire. Nel 1800 si pongono le basi per le trasformazioni più importanti che segneranno le vicende cittadine: Sala, pur conservando le sue caratteristiche originarie di centro agricolo, andrà assumendo gradualmente importanza come sede amministrativa, propendendo sempre più per quelle attività economiche e commerciali che, tuttora, la caratterizzano nel Vallo di Diano.

Tratto dalla guida "Viaggio tra le Meraviglie della Campania" - Annangelo Sacco Editore"

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